La tragedia di Brianna Ghey: il lato oscuro di Internet

Il progresso tecnologico ha trasformato il mondo in cui viviamo, rendendo le connessioni più rapide e accessibili. Tuttavia, quando si tratta di adolescenti e smartphone, queste innovazioni portano con sé anche gravi rischi. La recente tragica vicenda di Brianna Ghey, una sedicenne uccisa in un attacco pianificato tramite smartphone, mette in luce l’urgente necessità di una riflessione collettiva.

Il caso: un crimine pianificato nel digitale

Brianna è stata brutalmente assassinata in un parco del Cheshire nel febbraio 2023 da due adolescenti, Scarlett Jenkinson ed Eddie Ratcliffe. Le indagini ora, hanno rivelato che i colpevoli avevano pianificato l’attacco attraverso migliaia di messaggi scambiati sui loro telefoni. Scarlett aveva anche esplorato contenuti violenti sul dark web, guardando video di torture e omicidi. Questo caso ci ricorda che l’accesso al darkweb e poi anche a contenuti dannosi, è alla portata di chiunque abbia un dispositivo connesso. Quindi il presupposto che un contenuto resti confinato sul darkweb non lo rende meno visibile e diversamente accessibile. Questo concetto è importante anche per le migliaia di pubblicazioni di dati personali trafugati con le attività di ransomware.

L’impatto dei contenuti online sui giovani

Ricerche recenti evidenziano come molti bambini vengano esposti a contenuti violenti già durante la scuola primaria, spesso senza cercarli attivamente. Social media e algoritmi amplificano il problema, mostrando contenuti estremi per mantenere l’attenzione dell’utente. Secondo Hannah Oertel, fondatrice di Delay Smartphones, questo ciclo di esposizione crea una pericolosa normalizzazione della violenza nei giovani.

Brianna stessa aveva utilizzato il suo smartphone per accedere a siti che promuovevano l’autolesionismo e i disturbi alimentari, aggravando le sue già fragili condizioni di salute mentale. La sua madre, Esther, scopre solo dopo la sua morte l’entità di ciò che Brianna affrontava online.

La sfida per i genitori e la società

Esther Ghey, ora attivista per la sicurezza online, sottolinea quanto sia difficile per i genitori monitorare l’uso dello smartphone dei propri figli. Applicazioni che mascherano il contenuto reale dietro innocue icone di calcolatrici o altre distrazioni rendono ancora più complessa la supervisione.

Il problema non è solo individuale, ma sistemico. L’Online Safety Act del 2023 rappresenta un passo avanti, imponendo alle aziende tecnologiche di proteggere i loro utenti, ma Esther ritiene che solo un approccio collaborativo tra aziende, genitori, scuole e governi possa realmente fare la differenza.

Come possiamo proteggere i nostri figli?

  1. Educazione digitale: insegnare ai giovani a riconoscere i rischi online è essenziale. Le scuole possono integrare corsi di mindfulness e consapevolezza digitale.
  2. Limiti all’uso dello smartphone: diversi esperti, tra cui Hannah Oertel, suggeriscono di ritardare l’introduzione degli smartphone ai bambini, optando per dispositivi base senza accesso a internet.
  3. Dialogo aperto: creare un ambiente in cui i giovani si sentano sicuri nel condividere le loro esperienze online può aiutare i genitori a intervenire tempestivamente.

Un appello alla responsabilità condivisa

La storia di Brianna è un ammonimento doloroso, ma anche un’opportunità per agire. Come genitori, educatori e utenti della comunità, abbiamo la responsabilità di guidare i giovani verso un utilizzo consapevole e sicuro della tecnologia.

Siamo pronti a prendere sul serio questa sfida?

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