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iPhone 17: la svolta di Apple nella guerra alla sorveglianza con la memoria sicura

Dario Fadda 10 Settembre 2025

Apple con l’iPhone 17 oltre a tutte le migliorie e le aggiunte di chip più veloce o un sensore fotografico più grande, ha integrato una difesa radicale a livello di sistema operativo che potrebbe cambiare le regole del gioco per la sicurezza mobile: una robusta implementazione della memory safety.

Il concetto di memory safety non è nuovo per gli addetti ai lavori. È un principio di programmazione che previene una classe di vulnerabilità software tra le più pericolose e sfruttate: quelli legati alla gestione della memoria, come i buffer overflow e le corruzioni dell’heap. Questi bug sono da sempre il pane quotidiano degli exploit di spyware avanzati, come quelli dei noti fornitori di Pegasus o Predator, che spesso li utilizzano come punto di ingresso iniziale per ottenere i privilegi più elevati sul dispositivo.

Fino ad oggi, iOS ha fatto molto affidamento su mitigazioni software e su un ecosistema chiuso per tenere a bada queste minacce. L’iPhone 17 rappresenta un cambio di marcia filosofico. Apple sta integrando difese a livello di linguaggio e di hardware che mirano a eliminare il problema alla radice, rendendo intere classi di vulnerabilità non solo difficili da sfruttare, ma intrinsecamente impossibili da verificarsi.

Il rapporto tecnico suggerisce che il fulcro di questa strategia sia l’adozione più pervasiva di linguaggi memory-safe come Swift e Rust per componenti critici del sistema operativo e dei servizi di base. Rust, in particolare, è acclamato nella comunità della sicurezza per la sua capacità di garantire la sicurezza della memoria senza sacrificare le prestazioni di basso livello, un compromesso ideale per un sistema operativo mobile.

Questo non è un aggiornamento software che può essere inviato via OTA ai modelli più vecchi. È un upgrade profondamente integrato, che probabilmente sfrutta modifiche all’architettura del silicio del nuovo chip A19 per implementare controlli hardware-accelerati. Pensate a un’unità di gestione della memoria che, in tandem con il sistema operativo, verifica costantemente l’integrità dei puntatori e l’accesso agli array, neutralizzando gli overflow prima che possano essere sfruttati per l’esecuzione di codice arbitrario.

Per gli utenti finali, questo si traduce in un dispositivo straordinariamente resiliente. Molte delle tecniche di zero-click exploit – quelle che non richiedono alcuna interazione da parte della vittima – si basano proprio su falle nella gestione della memoria per ottenere un punto d’appoggio iniziale. Rimuovendo questo vettore di attacco, Apple alza enormemente il costo e la complessità per gli sviluppatori di spyware. D’ora in poi, dovranno trovare catene di exploit completamente nuove, probabilmente in ambiti più complessi e meno affidabili.

Tuttavia, è cruciale mantenere un sano scetticismo. La memory safety è un potente scudo, ma non è un’armatura invincibile. Sposta il campo di battaglia ma non pone fine alla guerra. Gli attaccanti si concentreranno su altre vulnerabilità, forse in logiche di applicazione più elevate, componenti di rete o negli stessi meccanismi di sicurezza. Inoltre, nessuna implementazione è perfetta; potrebbero emergere bug nel nuovo sistema di protezione stesso.

L’iPhone 17, quindi è un esperimento su larga scala che dimostra come la sicurezza proattiva e by-design non sia più un optional, ma una necessità assoluta nell’era della sorveglianza di massa. È la risposta più concreta di Apple a un mercato degli spyware sempre più aggressivo, e un modello che, senza dubbio, tutto il settore dovrà iniziare a seguire.

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