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Pavel Durov, fondatore di Telegram, fermato in Francia. Perché questo può essere un problema per Internet

Questo articolo è stato sottoposto a revisione al fine di specificare lo stato di fermo che pende su Durov, rispetto all’arresto, come precedentemente affermato.

Pavel Durov, cofondatore miliardario e amministratore delegato dell’app di messaggistica Telegram, è stato bloccato in stato di fermo all’aeroporto Bourget, fuori Parigi, ha detto TF1 TV, citando una fonte anonima, la sera di sabato.

Durov stava viaggiando a bordo del suo jet privato, ha riferito TF1 sul suo sito, aggiungendo che era stato preso di mira da un mandato di arresto in Francia. L’imprenditore di origine russa vive a Dubai, dove ha sede Telegram, e possiede la doppia cittadinanza di Francia ed Emirati Arabi Uniti.

Si ritiene che il 39enne viaggiasse dall’Azerbaigian ed è stato bloccato intorno alle 20:00 ora locale (18:00 GMT).

Perché non è del tutto una buona notizia

Questo paragrafo non vuole essere la difesa di un presunto colpevole di reati, vuole solo aprire un ragionamento critico considerando la base di partenza: Internet. Telegram è una delle poche piattaforme più o meno Internet-Compliance.

Effettivamente a Durov gli si contesta dei reati puniti legalmente:

  • Mancanza di moderazione e cooperazione con le forze dell’ordine, rendendolo complice di attività illegali.
  • Traffico di droga.
  • Frodi.
  • Terrorismo.
  • Riciclaggio di denaro.
  • Diffusione di contenuti pedopornografici[1][2][3][4].

Queste accuse sono emerse in seguito a un’indagine preliminare condotta dalle autorità francesi, culminando nel suo fermo all’aeroporto di Le Bourget[5][6].

Vedi le fonti:
[1] https://www.artestv.it/pavel-durov-fondatore-di-telegram-arrestato-a-parigi-piattaforma-complice-di-pedofilia-frode-e-traffico-di-droga/
[2] https://www.telefoniatech.it/162691-arrestato-pavel-durov-il-fondatore-di-telegram-accusato-di-agevolare-attivita-illegali/
[3] https://www.hdblog.it/mercato/articoli/n590795/telegram-pavel-durov-arrestato-francia-perche/
[4] https://it.topwar.ru/248846-francuzskaja-policija-v-ajeroportu-parizha-zaderzhala-osnovatelja-telegram-pavla-durova.html
[5] https://www.lastampa.it/esteri/2024/08/24/news/telegram_arrestato_fondatore_pavel_durov-14579279/
[6] https://www.criptovaluta.it/94586/pavel-durov-arrestato-crypto-ton
[7] https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/elezioni-russe-vince-la-censura-del-digitale-un-nuovo-traguardo-per-il-regime/

Il problema fondamentale qui infatti è proprio stabilire la sua diretta responsabilità con tali reati. Durov è il creatore di una piattaforma che cerca di dare una espressione moderna di Internet (come era inteso fin dalle sue origini). Telegram è una delle poche applicazioni ormai rimaste, dove chi vive in Paesi “diversamente” democratici, riesce ad accedere ad informazioni altrimenti filtrate dal proprio governo. Pensiamo ad attivisti e ricercatori in tutto il mondo.

E’ corretto dunque che chi ha sviluppato e mantiene tale strumento sia responsabile di ciò che avviene al suo interno? I regolamenti che stanno entrando in vigore negli “spazi economici” a noi vicini (Europa, USA ecc) sembrano dire proprio questo. Anche il DSA (Digital Servce Act) recentemente entrato nelle scene europee, non pone nessuna attenzione a questo paradigma.

Razionalizzando tutto questo nell’aspetto tecnico di Internet, che più mi sta a cuore, i regolamenti che i governi stanno scrivendo, sono sbagliati. O meglio sono utili a distruggere Internet per come è stato concepito. Il problema non è nei reati ascritti, il problema è in chi scrive i regolamenti per normare Internet.

Uno scenario prossimo di questo concetto è far ereditare alle future generazioni un Internet che ha solo il nome ancora originale, ma che di fatto è un piccolo insieme di poche grandi piattaforme ritenute compliance, nelle quali ci si deve muovere. Ecco, sottolineo a questo punto che Internet è altra cosa.

La sicurezza delle informazioni

Considerando legittime tutte le accuse riportate sopra, Durov decide di non collaborare con le autorità nel seguire certi mandati. Telegram tuttavia finora, si è sempre rivelato uno strumento di intelligence utilissimo a qualsiasi forza dell’ordine del mondo. E’ stato alla base di numerose indagini che sono sfociate in arresti reali su diversi campi di applicazione, proprio grazie alle libertà che offre.

Se dovesse venire meno uno strumento di HUMint del genere, o se Durov dovesse decidere di “chiuderlo” allo spazio economico francese, sarebbe un problema anche di sicurezza e renderebbe certe indagini non più scontate come ora.

Se qualcuno per contro decidesse di acquistare tale piattaforma (sul futuro dopo-Durov), sarebbe ugualmente un problema perché sarebbe subito resa compliance sulla base dei regolamenti sopra descritti e quindi non più la piattaforma Internet-compliance che conosciamo oggi.

Le strane reazioni della Russia, suo paese d’origine

Il blocco in Francia di Pavel Durov, fondatore di Telegram, ha scatenato reazioni contrastanti in Russia, che vede in lui sia una risorsa che una minaccia. Nonostante i rapporti tesi con il Cremlino, Durov rimane centrale nel panorama mediatico russo, poiché Telegram è ampiamente utilizzato nel paese, sia dai media filogovernativi che da quelli indipendenti.

Mosca teme che il controllo occidentale su Telegram possa compromettere la sua capacità di influenzare l’informazione. Figure come Dmitry Medvedev hanno criticato Durov, mentre il Cremlino, pur denunciando l’arresto come una minaccia alla libertà di espressione, è diviso sull’atteggiamento da assumere. Intanto, anche l’Ucraina specula sulle possibili implicazioni geopolitiche della vicenda, evidenziando l’importanza strategica di Telegram per l’esercito russo. Le reazioni di figure occidentali come Elon Musk e Tucker Carlson, che vedono l’arresto come un attacco alla libertà di parola, alimentano ulteriormente il dibattito globale.

Da sempre chi non rispetta le leggi viene ostacolato

Vero e giusto. Infatti qui il problema non è rispettare la legge, il problema è proprio la legge che tenta di regolare Internet.

Se questo che hai letto finora continua a suonarti strano, riporto ora quanto riferito da Edward Snowden sull’accaduto.

Snowden ha scritto: “L’arresto di Durov è un attacco ai diritti umani fondamentali di libertà di parola e associazione. Sono sorpreso e profondamente rattristato dal fatto che Macron sia sceso al livello di prendere ostaggi come mezzo per ottenere accesso alle comunicazioni private. Questo abbassa non solo la Francia, ma il mondo intero”.

Attualmente il mondo del ransomware è governato da eseguibili malevoli che vengono sviluppati (a parte qualche nascente raro caso in Rust e Go, che fa notizia) per la maggior parte in .NET di Microsoft (il framework per lo sviluppo in linguaggi come VB, C++ e C#). Visti gli ingenti danni che il ransomware in tutto il mondo sta provocando a aziende, enti ed istituzioni, qualcuno si è mai posto l’idea di dover arrestare Bill Gates o l’attuale presidente Satya Nadella a capo di tutto questo?

Oppure, i trafficanti d’armi nello Yemen utilizzano apertamente la piattaforma di social media X, precedentemente nota come Twitter, per vendere kalashnikov, pistole, granate e lanciagranate online.

Conclusioni

Riflettere sulla differenza tra strumento e persecuzione dei reati su chi lo commette effettivamente, forse deve essere alla base di un possibile regolamento di Internet. E Internet, se continuiamo a costruirlo esattamente come è stato concepito, non ostacola le forze dell’ordine del perseguire gli effettivi responsabili dei reati, anzi ne diventa anche per loro uno strumento indispensabile.

Inoltre regolamenti burocratici scritti senza la minima idea tecnica del funzionamento originario di Internet, creeranno uno scenario governato da divieti da paese a paese, con utenti per la maggior parte dispersi e persi nelle piattaforme, ma con le persone che invece ne saranno in grado, di continuare tutte le loro attività in virtù di VPN più o meno autorizzate e sistemi di comunicazione più o meno sicuri (per sicurezza continuiamo a sviluppare i nostri canali IRC!).

In caso contrario, diventerà uno spazio burocratico, nel quale non ci sarà bisogno di fare alcune indagini, basterà unicamente inviare mandati di cattura e richieste di informazioni sensibili alle piattaforme, con un semplice lavoro di passa-carte per risolvere qualsiasi problema. Ma temo che Tim Berners-Lee non avesse esattamente questo in mente nel 1989.