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Indagini francesi su Durov e problemi tra Israele e data leak scomodi su Telegram. Si tiene tutto, tranne Israele?

Pavel Durov, il fondatore di Telegram, è stato recentemente fermato in Francia, suscitando un acceso dibattito su motivazioni e implicazioni legate alla sua detenzione. La questione si complica ulteriormente con accuse di violenza contro un minore, che coinvolgono il suo stesso figlio.

Secondo fonti, Durov è stato fermato per presunta “complicità” in attività criminali legate all’uso della piattaforma, inclusi reati di pedofilia e traffico di droga. Inoltre le autorità francesi hanno emesso un mandato di arresto a marzo, ben prima che Telegram fosse coinvolto nella rimozione di un canale che pubblicava documenti rubati dal governo israeliano.

Poco prima del fermo di Durov, DDoSecrets ha annunciato su Telegram che uno dei suoi canali era stato rimosso senza preavviso, affermando che l’unico contenuto inedito pubblicato in quel canale erano i dati israeliani. Secondo il giornale israeliano Haaretz, l’unità speciale del governo israeliano per la fuga di notizie online ha aperto un’inchiesta e imposto un ordine di riservatezza su tutto il materiale trapelato, impedendo ai media locali di riferirne.

Questo canale, gestito dal collettivo di giornalismo DDoSecrets, è stato chiuso (a differenza di molti altri canali che invece non vengono moderati) su richiesta del governo israeliano, il quale ha accusato Telegram di non aver collaborato adeguatamente nella lotta contro contenuti illeciti.

Alla fine di luglio, il collettivo DDoSecrets ha pubblicato su Telegram documenti riservati rubati al governo israeliano, contenenti informazioni sensibili. Israele ha richiesto a Telegram di rimuovere questi documenti, ma la piattaforma ha rifiutato, in linea con la posizione del suo fondatore contro la censura. Vicenda che si conclude al 3 agosto con il blocco definitivo del canale da parte di Telegram.

In accordo con quanto riferito da Emma Best (a capo del collettivo DDoSecrets) al giornale DailyDot, tale situazione di eventuale coinvolgimento non è da considerare neppure una coincidenza perché di fatto i mandati contro Durov iniziano a marzo, ben prima che DDoSecrets pubblicasse il materiale. Tuttavia resta curioso come mai tale canale, poco popolato e di fatto con un unico contenuto al suo interno, sia di fatto stato bloccato dalla piattaforma.

La situazione si è ulteriormente aggravata quando Jean-Michel Bernigaud, capo di un’agenzia francese contro i crimini sui minori, ha dichiarato che Telegram non ha fatto abbastanza per affrontare contenuti legati alla pedofilia. Le accuse attualmente, contro ignoti, includono tra le altre cose sei capi d’imputazione di complicità in attività criminali da parte degli utenti della piattaforma.

Nonostante il fondatore di Telegram abbia inizialmente sostenuto che l’arresto fosse motivato politicamente, la mancanza di moderazione e di cooperazione della piattaforma nella lotta contro i crimini sessuali sui minori è emersa come un tema centrale. In aggiunta, ci sono rapporti che indicano che Durov è sotto inchiesta anche per presunti atti di violenza contro suo figlio. Queste accuse, sebbene non confermate ufficialmente, hanno sollevato ulteriori preoccupazioni sul suo comportamento e sulla sua idoneità come leader di una piattaforma così influente.

Durov è stato rilasciato dalla custodia e attende ora una data in tribunale. La sua situazione continua a essere monitorata, mentre Telegram affronta crescenti pressioni per migliorare la sua moderazione e la sicurezza degli utenti, in particolare per quanto riguarda i contenuti pericolosi e il rispetto delle leggi locali.

In sintesi, le accuse di Parigi sulla moderazione dei contenuti hanno portato all’arresto del fondatore di Telegram, ma resta curioso capire il meccanismo di moderazione dei contenuti e di come questo è guidato, in base a posizioni geopolitiche particolarmente scomode, come quelle attuali di Israele.

Questa mattina (28/08) Pavel Durov è stato rilasciato dalla custodia delle forze dell’ordine ma solo per poter raggiungere il tribunale che dovrà sentirlo in merito alle indagini.