Uno degli “hacker russi” più ricercati dall’FBI, Evgeny Polyanin (28 anni), vive tranquillamente a Barnaul, godendo di una vita di classe “di lusso”, e non sembra che nessuno gli stia dando la caccia. E’ questa la conclusione a cui sono giunti i giornalisti dell’edizione britannica del Daily Mail, che hanno deciso di scovare lo sfortunato russo, contro il quale a inizio mese negli Stati Uniti, come abbiamo trattato negli articoli precedenti, erano state mosse a suo carico le accuse di attacchi ransomware e riciclaggio di denaro derivante dagli attacchi.
Secondo il Daily Mail, il 28enne Polyanin vive per sempre felici e contenti nella sua stessa casa per 380 mila dollari a Barnaul e guida una Toyota Land Cruiser 200 di 74 mila dollari. Inoltre, ha una seconda auto: una BMW di 108 mila dollari. Sua moglie Sofia (28 anni), con la quale, insieme dai tempi degli studi all’Università statale di Altai, conducono apertamente un’attività di vendita di torte per eventi (comprese composizioni artistiche per addii al nubilato!). La coppia si gode la vita e organizza viaggi in elicottero sui monti Altai.
Secondo l’FBI, Polyanin è un partner del gruppo criminale informatico REvil / Sodinokibi. Per informazioni che avrebbero aiutato ad arrestarlo, l’ufficio ha annunciato un premio fino a 5 milioni di dollari, una taglia importante che spaventa anche i familiari.
Secondo il quotidiano, negli ultimi giorni la coppia Polyanin ha combattuto in tutti i modi con i giornalisti, barricandosi nella loro casa nell’elegante complesso residenziale Nevsky (l’indirizzo della casa è stato accidentalmente “trapelato” sul social network dalla stessa Sofia). Evgeny non ha risposto al telefono e ha chiarito che non era d’accordo a rilasciare l’intervista. Allo stesso tempo, il giornalista ha contattato sua madre Svetlana, una modesta pensionata di 58 anni di Barnaul, che ha assicurato che tutte le accuse dell’FBI contro di lui sono false. Secondo parenti e conoscenti, il criminale conduce una vita onesta di lavoro e successo.
Persino i suoi vecchi compagni di classe, intervistati, sono rimasti sorpresi nell’apprendere delle accuse di hacking, loro ricordano il ragazzo come assolutamente non dotato di capacità nella programmazione informatica.
Con una leggera ricerca, abbiamo anche localizzato, con tutti i dati a disposizione dall’inchiesta e dalle ricerche sui social media, le coordinate esatte di dove è localizzato l’indirizzo della loro abitazione “fortino”. Che sono le seguenti: 53.356625, 83.689532.
La cooperazione della Russia assente
Come già evidenziato in altri articoli, dal mese di ottobre Biden ha scongiurato Putin, con un accordo internazionale a cooperare contro il ransomware attuato da abitanti dello stato Russo. Ma anche a distanza di mesi, come vediamo, la Russia rimane assente da questa cooperazione, che invece coinvolge tutte le più grandi potenze al mondo (FBI, Interpol, SBU ed Europol lavorano ormai all’unisono). Questo atteggiamento sicuramente non porterà buone conseguenze nella sicurezza informatica globale, ma nemmeno sul fronte geopolitico, che infatti rovinerà determinati rapporti, ponendo invece le basi per futuri scontri che potrebbero sfociare anche oltre l’attività cibernetica.
Il Washington Post dell’11 novembre ha citato Dmitri Alperovitch, uno dei fondatori del Silverado Policy Accelerator, affermando che Polyanin è stato “un ottimo banco di prova” della speranza di Biden di una cooperazione da parte di Putin nell’affrontare il crimine informatico.
Ha detto: ‘Mosca agirà contro di lui? Se non lo fanno, è un segno che non hanno intenzione di cooperare.’
Eppure la Russia ha un divieto costituzionale sull’estradizione dei propri cittadini, il che significa che l’unico tribunale che Polyanin potrebbe affrontare sarebbe proprio in Russia.