Quando Semperis, azienda ben nota per le sue soluzioni di sicurezza delle identità e resilienza informatica potenziate dall’intelligenza artificiale, decide di produrre un documentario, non lo fa in piccolo. Nasce così Midnight in the War Room, un’operazione ambiziosa che punta i riflettori non su algoritmi o firewall, ma sulle persone che si trovano in trincea, ogni giorno, a difendere le nostre infrastrutture critiche.
Il trailer, rilasciato ieri, promette un’esplorazione profonda e senza filtri del conflitto cibernetico, visto attraverso le lenti di oltre cinquanta voci autorevoli. Non solo i soliti noti, sebbene il cast annoveri nomi di peso come Chris Inglis, il primo Direttore Nazionale per la Cybersecurity degli Stati Uniti, o Jen Easterly, ex numero uno della CISA. Ciò che colpisce è la volontà di mostrare il conflitto nella sua interezza, includendo quelle voci “dall’altra parte” – ex hacker e hacktivist, alcuni reduci da esperienze carcerarie – per offrire uno sguardo raro e perturbante dentro la mente dell’attaccante.

Il film non si limita a enumerare minacce o a celebrare soluzioni tecnologiche. Scava più a fondo, nella psicologia di questa guerra asimmetrica. Esplora il coraggio, certo, ma anche il burnout, il costo umano di una battaglia senza confini e senza regole, combattuta spesso nell’ombra da Chief Information Security Officer il cui lavoro consiste nell’impedire che il mondo si accorga del loro lavoro. È una guerra in cui la fiducia è un bersaglio primario e la compiacenza, come sottolinea proprio Inglis, si trasforma nell’arma più pericolosa a disposizione del avversario.
Thomas LeDuc, CMO di Semperis e produttore esecutivo, definisce il progetto “unico nel suo genere nel nostro settore”. E in effetti, è difficile ricordare un’altra azienda di cybersecurity che abbia investito in un’operazione culturale di questa portata, con riprese tra Nord America ed Europa e una partnership con una costellazione di organizzazioni del settore, dalla CyberRisk Alliance al Women in CyberSecurity.
La prospettiva europea, e in particolare quella dell’Europa del Sud, trova una voce in Antonio Feninno di Semperis, che osserva come la sofisticazione degli attacchi contro infrastrutture vitali – energia, sanità, servizi pubblici – sia in costante e preoccupante aumento. Midnight in the War Room diventa quindi anche un appello urgente, un monito affinché la consapevolezza dei rischi si traduca in azioni concrete di resilienza prima che la prossima ondata si abbatta.

Jen Easterly, nel suo intervento, tocca un punto cruciale: sconfiggere queste minacce richiederà più della semplice tecnologia. Servirà la creatività, la curiosità e l’intelligenza strategica della mente umana, quelle stesse qualità che permettono ai difensori di anticipare le mosse degli avversari.
Il documentario, con il suo approccio narrativo e la sua attenzione per la dimensione umana, sembra porsi l’obiettivo di accendere un faro proprio su questo aspetto troppo spesso trascurato. Non è una semplice rassegna di tecnicismi, ma un tentativo di costruire una coscienza collettiva, di unire una comunità di difensori spesso isolati e sotto pressione.
Aspettiamo con interesse la release completa, per vedere se Midnight in the War Room riuscirà a mantenere le sue promesse e a mostrare, senza retorica, il vero volto di una guerra che, volenti o nolenti, ci riguarda tutti.