Negli intricati meccanismi del riciclaggio internazionale, emerge Eswatini, una delle ultime monarchie assolute africane, come un anello cruciale nelle operazioni finanziarie illecite del Sudafrica e oltre. Questo piccolo regno, governato da Re Mswati III, è stato coinvolto in scandali che mescolano politica, oro e denaro.
Nel cuore dell’indagine che ha rivelato Eswatini come un nodo centrale del riciclaggio di denaro si trova una massiccia fuga di documenti, denominata “Swazi Secrets”. Questa collezione di oltre 890.000 documenti, proveniente dall’unità di intelligence finanziaria del regno (Eswatini Financial Intelligence Unit, EFIU), è stata divulgata da Distributed Denial of Secrets (DDoSecrets), una piattaforma no-profit specializzata nella pubblicazione di informazioni riservate e sensibili.
Le origini del leak
I file sono stati messi a disposizione del Consorzio Internazionale di Giornalisti Investigativi (ICIJ), che ha collaborato con sette media partner per analizzare i dati e portare alla luce il presunto riciclaggio di denaro e altre attività illecite. Questa fuga è stata fondamentale per svelare come milioni di rand siano stati trasferiti attraverso società di facciata in Eswatini, alimentando sospetti di traffico d’oro e riciclaggio di denaro sporco con destinazione finale Dubai.
L’importanza della EFIU
La EFIU, istituita per monitorare i flussi finanziari e individuare attività sospette, ha segnalato che il sistema bancario di Eswatini stava facilitando transazioni sospette, spesso legate a individui politicamente connessi. Tuttavia, nonostante il suo mandato, l’unità non ha poteri di perseguimento penale, limitandosi a inoltrare rapporti ad altre autorità come la commissione anti-corruzione del regno.
Cosa rivelano i documenti
I file trapelati descrivono in dettaglio il flusso di fondi attraverso stratificazioni transazionali (“layering”), una tecnica usata per nascondere l’origine illecita dei soldi. Un esempio emblematico è il caso della Mint of Eswatini, una società creata appositamente per ricevere e trasferire denaro a Dubai, apparentemente per l’acquisto di lingotti e monete d’oro.
Tra i documenti, emergono:
- Transazioni sospette: grandi somme di denaro trasferite in modo rapido e senza giustificazioni economiche apparenti.
- Attività di “smurfing”: depositi frammentati in piccoli importi per evitare di attirare l’attenzione delle autorità bancarie.
- Uso di società di facciata: aziende come AMFS Solutions, già implicate in scandali di riciclaggio in Sudafrica, hanno svolto un ruolo chiave nel movimento dei fondi.
Implicazioni globali
La portata del leak non si limita a Eswatini. I documenti dimostrano che la rete di riciclaggio si estende attraverso l’Africa meridionale, coinvolgendo operatori in Sudafrica, Zimbabwe e Dubai. Questo evidenzia una sofisticata infrastruttura transnazionale, alimentata dalla compiacenza normativa e dalla corruzione.
Il valore del leak per la cybersecurity
Il caso “Swazi Secrets” sottolinea l’importanza del proteggere dati sensibili che possono esporre gravi malefatte. Al contempo, dimostra il potenziale delle piattaforme investigative come DDoSecrets nel rivelare sistemi complessi di criminalità finanziaria che altrimenti resterebbero nell’ombra.
Con l’evoluzione delle tecniche di riciclaggio e il ruolo crescente delle tecnologie digitali, il leak rappresenta un monito sull’importanza di rafforzare la sicurezza dei dati e migliorare la cooperazione internazionale per contrastare queste minacce.