Blockchain attacks cyber experts, encryption and the regime of North Korea

North Korea continues to worry about the western world, on the face of economic sanctions and find a vent in the blockchain

Virgil Griffith deve scontare la pena massima di 20 anni di carcere e una multa di 1 milione di dollari con l’accusa di aver “aiutato” la Corea del Nord a evadere le sanzione imposte dagli Stati Uniti.

Il rapporto tra criptovaluta e regimi

Stiamo parlando di un ricercatore 39 enne statunitense esperto in crittografia. Si è recato in Corea del Nord attraverso la Cina nell’aprile 2019 per parlare a una conferenza, nonostante le sanzioni statunitensi. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha affermato di aver “messo in pericolo la sicurezza nazionale degli Stati Uniti” evadendo le sanzioni.

Nella sentenza definitiva potrebbe cavarsela con una multa di 100.000 dollari.

Il suo avvocato infatti ha affermato in una dichiarazione che, sebbene la sentenza sia stata deludente, il giudice “ha riconosciuto l’impegno di Virgil ad andare avanti con la sua vita in modo produttivo, e che è una persona di talento che ha molto da contribuire”.

Griffith ha lavorato per la Ether Foundation, un’organizzazione no-profit focalizzata sulla tecnologia alla base dell’etere di criptovaluta. In precedenza ha lavorato per la Ethereum Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro focalizzata sulla tecnologia alla base dell’etere di criptovaluta.

La Corea del Nord dietro al caso Axie Infinity?

Probabilmente le preoccupazioni del mondo occidentale trovano un fondamento anche dall’analisi degli incidenti Cyber. Avevo parlato il 30 marzo del caso Axie Infinity che venne colpita da un gruppo criminale tramite la sua blockchain interna Ronin. Trovate qui il mio contributo per Cyber Security 360.

In effetti sembra che le indagini stiano andando avanti, e come riporta il Washington Post, il dipartimento di giustizia americano, ha collegato a Lazarus Group tutta la responsabilità di questa vicenda. La caratteristica rilevante è che ancora una volta, Lazarus è un gruppo (presumibilmente sponsorizzato dallo stato) di origine nordcoreana.

Le indagini sono arrivate a questa conclusione, proprio in fase di ridefinizione delle sanzioni nel mondo crypto.

“Attraverso la nostra indagine siamo stati in grado di per confermare che Lazarus Group e APT38, cyber attori associati alla RPDC, sono responsabili del furto di 620 milioni di dollari in Ethereum segnalato il 29 marzo. L’FBI, in coordinamento con il Tesoro e altri partner del governo degli Stati Uniti, continuerà a smascherare e combattere l’uso da parte della RPDC di attività illecite, inclusi la criminalità informatica e il furto di criptovalute, per generare entrate per il regime”, comunica il Dipartimento del Tesoro.

Stiamo vivendo dunque una guerra, che si combatte in gran parte nel mondo virtuale, ma che ha ripercussioni gravi nel mondo reale. La paura è infatti quella che le criptovalute, in questo ambito di regime, sanzionato dal mondo occidentale, possano diventare lo sfogo per l’armamento missilistico di quelli che sono stati diversamente democratici.